sabato 31 agosto 2013

Quarantunesima puntata - Diario di Pechino

21 agosto 2011 – Pechino Seconda giornata di studio. Ho due esami domani e mi sto preparando a tambur battente. Ho scoperto un posticino dove mi concentro perfettamente: è la parte meno frequentata della mensa del pianterreno. Ci sono delle grandi finestre e l’aria condizionata, è del grado giusto e, proprio perché rimane scomodo perché lontano da dove servono il cibo, la gente lo ignora del tutto. Tuttavia non sono l’unica ad averla scoperta perché comunque c’è sempre gente che ci va, se non per mangiare, per studiare. Dalla mattina presto, sabato e domenica inclusi, fin quando non diventa troppo buio, li vedi a due a due a studiare. Ho capito presto di che si trattava: i tutor cinesi danno lezione di ripetizione lì. Non costa molto ed è un posto che tutti possono facilmente raggiungere. Questi tutor sono tutti uguali, dalla pettinatura alle ciabatte, il tono di voce è quello della cattedra, infatti si disturbano reciprocamente tra un tavolo e l’altro. Il primo giorno si è avvicinata una di loro, offrendomi i suoi servizi e io l’ho mandata via senza troppi complimenti. I cinesi che ho potuto osservare sono persone semplici. Hanno alcune regole di comportamento di fondo, per il resto vige la legge del più forte. Sono persone laboriose, senza troppi grilli per la testa ma anche senza troppa voglia di approfondire o di sentire qualcosa di nuovo o semplicemente conoscere qualcosa di cui non hanno bisogno. Se gli chiedi dov’è quella tal cosa, ti indicano il primo posto che gli salta in testa. Se però te ne vai senza il resto, capace che ti rincorrano anche per un chilometro per dartelo. Certo, la generazione nata sotto le buone stelle del boom economico, vale a dire i bambini, sono semplicemente insopportabili. Sono piccoli, s’infilano dappertutto e calpestano sedie e tavoli al ristorante, per non parlare delle urla e dello sgomitare sulla metrò. Altro aspetto poco simpatico è che tutti sono dotati di mezzi per fare le foto, dalla macchina fotografica al cellulare e non c’è posto che si risparmi. Non puoi ammirare un sasso senza che ci fosse un ragazzino a mettersi in posa sopra o la ragazza che sembra debba farsi il book proprio oggi e proprio nell’angolo più sperduto dove ti eri cacciato. Le ragazze hanno qualcosa di surreale, mi ricordano i primi film di fantascienza con questi silouette evanescenti. Hanno il vitino stretto e le anche strette, gambe sottili, non si capisce bene come i femori riescano a reggere le attività motorie delle gambe, per non parlare del petto e schiena quasi inesistenti cui però sono attaccate delle braccia lunghe e magrissime. Mi sono abituata alla loro cantilena, credo che mi mancheranno persino.

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